C’erano grandi aspettative per la prima edizione moderna del Luxembourg Song Contest, in larga parte rispettate da una serata che è stata super godibile e che ha messo in chiaro come il progetto del ritorno del Lussemburgo sia a lungo termine e punti a portare a RTL Lëtzebuerg soddisfazioni importanti. Vero è che la selezione era prodotta con le risorse della RTL tedesca (che detiene interamente l’emittente lussemburghese) e con l’expertise di due nomi cardine della scena eurovisiva come la produttrice esecutiva Tali Eshkoli e lo stage director Martin Kagemark, ma ho letto tantissimi utenti paragonare la finale del Granducato a Una Voce per San Marino e mi viene da dire che a livello di risorse e possibilità economiche il confronto dovrebbe essere piuttosto con nazioni medio-piccole come Austria, Svizzera o Slovenia (che una selezione di questo livello non l’hanno mai organizzata e probabilmente neanche mai ci arriveranno in futuro).
La finale si è svolta presso la sala concerti Rockhal di Esch-sur-Alzette, con il classico schema della conduzione a quattro: Désirée Nosbusch (già conduttrice dell’ESC 1984, ultimo svoltosi in Lussemburgo) assistita da Melody Funck, Raoul Roos e Loïc Juchem. Si sono esibite come ospiti fuori concorso due ex rappresentanti lussemburghesi (Vicky Leandros, vincitrice dell’ESC 1972 con Aprés toi (Dopo di te) e Anne-Marie David, vincitrice dell’ESC 1973 con Tu te reconnaîtras (Tu ti riconoscerai) e c’è stato anche spazio per un medley di vecchie glorie eurovisive (Ruslana Lyzhychko, Katrina Leskanich, Alexander Rybak e Charlotte Perrelli).
Il primo turno di voto ha qualificato per la superfinale Krick, Tali Golergant e Joel Marques Cunha, rispettando più o meno le aspettative della vigilia. Si è dunque passati a una seconda votazione con un meccanismo forse un po’ discutibile (il voto delle otto giurie nazionali veniva riconvertito in una scala 12-10-8, mentre quello del pubblico veniva attribuito su base proporzionale) e che lasciava chiaramente tutto nelle mani degli spettatori, in grado di attribuire distacchi ben più pesanti rispetto ai giurati. Questa circostanza non si è verificata perché Tali, che aveva conquistato il sostegno di sette giurie su otto – con la sola Germania schierata a favore di Krick – è arrivata seconda al televoto dietro a quest’ultima per un misero 0,4%, consentendole di mantenere un margine di 13 punti sulla rivale (178 punti contro 165). Joel Marques Cunha, ultimo sia per il televoto che per la maggioranza dei giurati, si ferma in terza posizione con 136 punti complessivi.
La prima rappresentante lussemburghese da 31 anni a questa parte sarà dunque Tali Golergant, 23enne nata in Israele e cresciuta in vari paesi fra cui il Lussemburgo (ha frequentato l’International School of Luxembourg, da cui si è diplomata nel 2019); attualmente vive a New York e studia musical presso il Marymount Manhattan College. Porterà il brano Fighter, brano in inglese e francese scritto e composto da Manon Romiti e Silvio Lisbonne (già autori di Miss You di Jérémie Makiese, rappresentante belga all’ESC 2022) assieme ad Ana Zimmer e a Dario “Dardust” Faini, produttore di punta della scena musicale italiana ormai da un decennio. Per Dardust si tratta della seconda partecipazione all’Eurovision dopo aver già raccolto una medaglia d’argento con Soldi di Mahmood nell’ormai lontano 2019; è stato anche sul palco di Torino durante la finale 2022, in un interval act che vedeva anche la partecipazione di Benny Benassi e Sophie and the Giants.
A mio avviso, Fighter è un pezzo pop che richiama tante situazioni già viste all’ESC in questi ultimi anni, ma le ripropone in una ricetta tutto sommato fresca e con una produzione degna di nota. Chiaramente Tali dovrà lavorare sia sul canto che sul ballo, ma il materiale per qualificarsi e arrivare anche a un buon risultato in finale c’è tutto (per quanto andrà ovviamente pesato il supporto effettivo del televoto europeo a una nazione non più in gara dal 1993, malgrado ci siano i presupposti per pensare che le giurie potrebbero riaccoglierli con una piccola “spinta” tipo quella che ricevette l’Italia di Gualazzi nel 2011). Trovo che per il Lussemburgo questa sia una proposta più che dignitosa e in grado di porre i presupposti per un futuro quantomeno roseo all’interno dell’Eurovision moderno.