El festival que quieres è tornato! E lotta insieme a noi, o perlomeno così sembra. Per il terzo anno consecutivo la Spagna sceglie il proprio rappresentante all’Eurovision tramite una selezione nazionale, desiderosa di riscattare il 17° posto raccolto da Blanca Paloma a Liverpool e rinverdire i fasti della storica medaglia da bronzo conquistata da Chanel Terrero in terra italiana ormai due anni fa.
L’operazione di restauro dello storico festival musicale, inizialmente salutata dagli eurofan spagnoli con grande entusiasmo, comincia a rivelare i primi malumori di chi teme che TVE non faccia abbastanza per perseguire l’obiettivo dichiarato di rendere il Benidorm Fest una sorta di Festival di Sanremo in chiave iberica – una competizione che agisca da volano di promozione per l’intero panorama musicale spagnolo, senza necessariamente essere legata alla selezione di una canzone che possa convincere il pubblico europeo. Non è raro leggere fan locali che si riferiscono al festival come la “Beniñorda” (ñorda = “merda”), lamentando anche per quest’anno l’assenza in gara di artisti rilevanti nelle classifiche radio e nello streaming come avviene da anni per Sanremo.
Allo stesso tempo, ci si dimentica un po’ tutti che il percorso del Benidorm Fest dura solo tre anni contro i tre quarti di secolo del Festival della canzone italiana, che in 74 anni ha conosciuto svariate crisi e altrettante età dell’oro. Non c’è da stupirsi che per artisti del calibro di Rosalía, Lola Indigo, C. Tangana o RVFV il gioco del presentarsi a Benidorm in gara non valga ancora la candela, un po’ perché gareggiare in musica non è prescritto da nessun medico e un po’ perché oggettivamente avrebbero molto più da perderci che da guadagnarci (soprattutto in caso di sconfitta). Lo stesso Melodifestivalen svedese impiegò diversi anni dopo la ristrutturazione del 2002 per iniziare ad attirare nomi di peso (Andreas Johnson nel 2006, i The Ark nel 2007, i Melody Club nel 2011…) e trasformarsi definitivamente in quella che per buona parte degli anni Duemila e dei Dieci è stata una vera e propria fabbrica di hits.
E tuttavia, almeno per il momento, il Benidorm Fest non può prescindere dal suo ruolo di selezione eurovisiva – tanto più considerato il desiderio dichiarato di TVE e della capodelegazione Ana María Bordas di riportare a Madrid in tempi brevi il microfono di cristallo. Sebbene molti eurofan spagnoli si nascondano dietro alla frase fatta del voler “fare come l’Italia” e quindi portare all’ESC un brano che li convinca e li rappresenti al di là delle “logiche eurovisive”, è abbastanza chiaro che si tratti della proverbiale foglia di fico che cela un’insicurezza di fondo, maturata in particolare dopo gli altisonanti propositi con cui si erano presentati a Liverpool e che la realtà dei fatti ha poi disatteso. (Per quanto, e lo dico con grande sollievo, Blanca Paloma sembra essere stata abbastanza risparmiata dalla damnatio memoriae che è toccata a tanti rappresentanti spagnoli degli anni passati.)
Limitare il post-mortem della partecipazione 2023 a luoghi comuni come il semplicistico e pestilenziale “a Europa no le gusta el flamenquito” (qui smontato con la precisión de Picasso da Luis Fuster) serve soltanto a distogliere l’attenzione dal problema di fondo, e cioè dal fatto che il pubblico spagnolo deve un po’ fare pace con questa dicotomia fra intenzioni e risultato finale. Ed è giusto cominciare a farlo da questa selezione, che proprio per l’assenza di una candidata scontata – sempre agli occhi dei fanatici – alla vittoria di tutto l’ESC potrebbe dimostrarsi interessante, ricco di spunti e incerto fino all’ultimo verdetto.
E poi davvero: anche il peggior Benidorm Fest dà mille punti ai vari Destino/Salvemos/Mira quién va a Eurovisión, agli Operación Triunfo e alle scelte interne di questi ultimi 20 anni. Spagnoli, avete fatto un grande passo avanti e non è questo il momento per abbandonare una selezione di cui c’è tanto bisogno e che con il giusto indirizzo può farvi togliere tante soddisfazioni negli anni a venire. Trust the process.
🇪🇸 Almácor, Brillos platino (Scintillii platino)
Il primo dei favoriti è questo pezzo dance-pop con spunti trap che rimanda immediatamente a Quevedo: Bzrp Music Sessions, Vol. 52, uno dei pezzi più ascoltati al mondo in questo 2023. Vocalità un po’ (tanto) effettata che ovviamente crea perplessità in ottica live e potrebbe spaventare le giurie del Benidorm Fest, ma compensa con un ritornello super appiccicoso e il potenziale per scatenare le folle. Sicuramente una scelta high risk/high reward destinata a fare discutere.
🇪🇸 Angy Fernández, Sé quién soy (So chi sono)
Scritta da Thomas G:son (vincitore di 2 ESC come autore di Euphoria e Tattoo di Loreen; autore di 16 brani eurovisivi e oltre 70 per il Melodifestivalen; compositore dei brani che hanno rappresentato la Spagna nel 2007 (I Love You Mi Vida dei D’NASH) e nel 2012 (Quédate conmigo di Pastora Soler)) e da Dino Medanhodzic (autore minore della sfera Melodifestivalen e attuale fidanzato della cantante Dotter). Angy è molto conosciuta in Spagna come cantante e attrice: seconda classificata della prima edizione di Factor X, ha vinto la prima edizione di Tu cara me suena (il format originale da cui è tratto il nostro Tale e Quale Show) e ha ottenuto una grande popolarità interpretando il ruolo di Paula Blasco nel teen drama Física o Química. Porta in gara un pezzo schlager con influenze rock, perfetto per un Melodifestivalen di inizio anni ’10, oggi forse un po’ “superato” a livello di sonorità ma con un arrangiamento tutto sommato attuale. Se canta bene – e non ci sono motivi per dubitare del contrario – potrebbe essere una buona scelta di compromesso.
🇪🇸 Dellacruz, Beso en la mañana (Bacio di mattina)
Alfiere del pop latino principalmente attivo come autore per buona parte del panorama musicale iberico, Dellacruz si presenta con un pezzo che non stonerebbe in una playlist estiva italiana: se Almácor è il Fred De Palma della situazione, lui sembra rifarsi un po’ più al pop/rap italiano portato al successo dai vari Shade, Olly (Federico Olivieri), Ludwig (Ludovico Franchitti). La canzone si gioca tutto su un ritornello super radiofonico incentrato sulla frase “qué rico sería un beso en la mañana” ripetuta così velocemente da rendere le parole indistinguibili (potenziale per meme e challenge varie di TikTok). Peccato solo per lo switch caciarone degli ultimi 30″ che impoverisce un po’ il tutto.
🇪🇸 Jorge González, Caliente (Caldo)
Scritta da David Parejo, autore di Loviu di Sandra Valero (Spagna JESC 2023) e Postureo delle Azúcar Moreno (Benidorm Fest 2022). Anche qui ci muoviamo nel campo del Latin pop, con Jorge che si destreggia in un pezzo che in tre minuti fa suoi tutti i cliché che caratterizzano questo genere musicale. Non c’è tanto da dire, è una proposta catchy e divertente che però per il terzo minuto diventa davvero un po’ troppo telefonata e “già sentita”. Sarebbe stata perfetta per la Spagna prima di SloMo, ma è inevitabile (come successo con Agoney Hernández) che ora si creino confronti spiacevoli da cui Jorge può partire solo sconfitto.
🇪🇸 Lérica, Astronauta (Astronauta)
Ennesima proposta latina, declinata in chiave party/urban da questo duo che si ispira palesemente all’EDM di Avicii e un altro dei capisaldi della musica latina di questi ultimi anni, cioè Pepas di Farruko. Perfetta per una playlist da botellón universitario, mi lascia un po’ perplesso in un contest di musica live e credo abbia poche speranze di raccogliere grandi consensi tra i giurati.
🇪🇸 MANTRA, Me vas a ver (Mi vedrai)
Scritta da Fredrik Sonefors, autore di diversi pezzi per il Melodifestivalen (Hold You di Hanna Ferm & LIAMOO (2019); The Missing Piece di Paul Rey (2021); Änglavakt di John Lundvik (2022). Band di tre elementi, uno dei quali è Carlos Marco che andò vicinissimo a rappresentare la Spagna all’Eurovision 2011 come membro della boyband AURYN. La proposta è un indie pop fresco e senza pretese, di chiara derivazione scandinava con una strumentazione quasi country e il classico cambio di tono sull’ultimo ritornello. Vorrei mi piacesse di più, ma effettivamente arriva con una decina d’anni di ritardo e credo festeggerebbe un grande risultato se riuscisse anche solo a staccare il biglietto per la finalissima.
🇪🇸 María Peláe, Remitente (Mittente)
Proprio perché parlavamo di flamenquito, arriva dall’Andalusia una rappresentante del flamenco duro e puro (già impegnata nella bolla eurovisiva durante l’epoca Operación Triunfo; sue furono Arde di Aitana Ocaña (2018) e soprattutto l’iconica Nadie se salva di Miki Nuñez e Natalia Lacunza (2019)). La sua partecipazione ha creato grande aspettativa, provocando però parecchie critiche quando è stata svelata la sua scelta di un brano ritenuto fra i più deboli del suo ultimo album. Come vibe è abbastanza simile a quella di Karmento finalista l’anno scorso, avrà sicuramente sostenitori fra i cultori della musica etnica e della tradizione ma dubito davvero che la Spagna punti per il secondo anno di fila su una scelta così caratteristica (per quanto abbia molto poco in comune con la scorsa vincitrice Eaea).
🇪🇸 MARLENA, Amor de verano (Amore d’estate)
Scritta da Joan Valls Paniza e Rubén Pérez, già autori della superhit e vincitrice morale del Benidorm Fest 2023, Nochentera di Vicco. Anche qui c’è l’intenzione di portare un bop estivo, che però a mio avviso manca un po’ di energia soprattutto sul post-ritornello. Le voci di Ana e Carolina (già agli Home Visit di X Factor Italia 2017) suonano anche qua molto affettate e a tratti quasi annoiate, aspetto che mi solleva un bel po’ di dubbi soprattutto per capire in che modo questa proposta verrà messa in scena. Si poteva sicuramente fare di più.
🇪🇸 Miss Caffeina, Bla bla bla
Gruppo indie pop di Madrid con una canzone che mi ha ricordato uno dei più grandi what if della Spagna all’Eurovision, e cioè l’immarcescibile La revolución sexual (La rivoluzione sessuale) de La Casa Azul (3° nella selezione spagnola 2008). L’impressione che ho è che sia una canzone destinata magari a passare inosservata in versione studio, ma perfetta per un contesto di esibizione dal vivo davanti a una constituency “adulta” – tanto più considerato che il pubblico del Benidorm, come sappiamo, è in larga parte formato da omosessuali oltre la quarantina. Con un’esibizione pensata possono fare bene, il ritornello in particolare gira alla grande e a mio avviso potrebbero davvero essere la sorpresa di questa selezione.
🇪🇸 Nebulossa, Zorra (Cagna)
Pop latino (e che novità) per il progetto musicale anni ’80 di María Bas e Mark Dasousa. Quota “divertente” in ottica live, forse un po’ difficile da riprodurre visti i tanti effetti vocali sulla voce di María, si regge principalmente sullo shock value del titolo ma in fin dei conti non spinge granché il concetto al suo estremo (per quanto l’uso ripetuto della parola “zorra” le varrebbe la censura da parte di EBU se dovesse qualificarsi per Malmö). Non credo abbia grandi velleità di vittoria o piazzamento.
🇪🇸 Noan (Íñigo Samaniego), Te echo de – (Mi manchi)
Conoscevo già Noan per il suo duetto con la sempre pazzesca Paula Koops in Odio que te quiero, una delle canzoni dell’estate spagnola 2022. Per il Benidorm Fest, il cantautore basco scende in campo con la scelta furba di una ballata pop punk, un po’ anni Duemila a livello di sonorità, ma pur sempre genuina e sentita nelle intenzioni. Gli eurofan l’hanno un po’ trascurata al primo ascolto, ma io ci trovo parecchio potenziale e credo che anche all’Eurovision potrebbe essere una scelta originale ed in linea con il revival dei Duemila che sta caratterizzando questi ultimi anni.
🇪🇸 Quique Niza, Prisionero (Prigioniero)
Quique emerge da un songwriting camp istituito da TVE, che ha selezionato una delle canzoni finaliste di questo Benidorm Fest fra le 23 proposte pervenute. Prisionero è una canzone che abbiamo già sentito in questa selezione, la power ballad eseguita da cantante maschile con vocione (Inviernos en Marte di José Otero, settima l’anno scorso). Il brano ha sicuramente personalità, ma rischia di perdersi per strada come già successo in passato a un po’ tutti i suoi epigoni: paga sicuramente l’esempio di Blas Cantó, una delle ultime scelte fallimentari della Spagna all’Eurovision, e avrà bisogno di una performance live fuori dal comune per convincere i tanti scettici.
🇪🇸 Roger Padrós, El temps (Il tempo)
Ballata al pianoforte e atmosfera intimista per Roger, giovane cantautore di Barcellona che porta al Benidorm Fest un brano interamente in lingua catalana. Sulla carta ha una sua ragione d’essere e risalta molto fra i pochi pezzi lenti di questa edizione – il dubbio è se la Spagna sia pronta ad essere rappresentata in Europa da una “lingua ufficiale” che non sia il castigliano, soprattutto tenendo in mente le tensioni vissute in questi ultimi anni in seguito alle rivendicazioni indipendentiste della Catalogna di Puigdemont. In ogni caso, si tratta di un progetto a mio avviso da tenere d’occhio e che dovrebbe ottenere grandi consensi perlomeno tra le giurie.
🇪🇸 Sofia Coll, Here To Stay
Altra favorita della vigilia con un pezzo stereotipicamente votato all’Eurovision ma ben costruito da Nacho Canut (storico bassista e compositore della band electropop Fangoria). Venisse scelta non sarebbe una sorpresa, soprattutto perché va a ricoprire tanti capisaldi che piacciono molto agli eurofan spagnoli (uptempo, pop, LGBT vibes, piglio da Lady Gaga degli inizi, spazio per una performance d’impatto e sopra le righe). É inutile nasconderlo, c’è sicuramente il rischio di cadere nella fiera del cliché, ma Sofia sembra avere il background e la potenzialità per riuscire a distinguersi e colpire l’immaginazione di pubblico e giurati malgrado il suo brano rappresenti l’ultimo colpo di coda di un’era eurovisiva forse quasi del tutto superata. E poi sul serio, vada come vada, siamo già tutti pronti a ballarla ogni sera all’Euroclub di Malmö.
🇪🇸 st. Pedro, Dos extraños (Cuarteto de cuerda) (Due stranieri (Quartetto d’archi))
Fra tutte le cose che potevo aspettarmi al Benidorm Fest, certo non c’era il bolero portato da st. Pedro – cantautore e musicista originario delle isole Canarie, che gioca pesante con un brano che ricorda inevitabilmente Amar pelos dois di Salvador Sobral (già vincitore dell’Eurovision 2017). Per chi vuole premiare la qualità e l’unicità musicale, Dos extraños è sicuramente la scelta imprescindibile: resto un po’ scettico su come possa un brano del genere convincere il pubblico europeo – perché se Sobral conquistò l’Europa con la sua espressione scenica e il suo modo peculiare di interpretare il suo brano, st. Pedro arriva da tutt’altro background (è un artista urban/latino che canta principalmente pezzi lo-fi reinterpretati in chiave acustica) e dovrà convincere sul palco di Benidorm di avere qualcosa di altrettanto speciale.
🇪🇸 Yoly Saa, No se me olvida (Non dimentico)
Ballata con chitarra imperniata su ritmi quasi tribali, forse un po’ ripetitiva nell’insieme dei tre minuti, ma con un ritornello che fa il suo e che sicuramente si distacca come mood dal resto della competizione. Sulla carta parte senza molte velleità, ma abbiamo visto in passato come questo tipo di proposte abbia un mercato ben preciso e possa guadagnare tanti punti con un’esibizione forte e d’impatto. Non escludo di vederla ancora in gara il sabato e se poi prende tanti punti fra le varie giurie potrebbe pure dire la sua per qualcosa di più.
In conclusione:
1. 🇪🇸 Sofia Coll
2. 🇪🇸 Noan (Íñigo Samaniego)
3. 🇪🇸 Dellacruz
4. 🇪🇸 Miss Caffeina
5. 🇪🇸 Angy Fernández
6. 🇪🇸 Almácor
7. 🇪🇸 Roger Padrós
8. 🇪🇸 st. Pedro
9. 🇪🇸 Yoly Saa
10. 🇪🇸 Jorge González
11. 🇪🇸 María Peláe
12. 🇪🇸 MARLENA
13. 🇪🇸 Quique Niza
14. 🇪🇸 Nebulossa
15. 🇪🇸 Lérica
16. 🇪🇸 MANTRA
Negli ultimi anni si arrivava a Benidorm in una situazione dove almeno una proposta era considerata dai fan spagnoli abbastanza forte da giocare per la vittoria dell’Eurovision – al di là del fatto che nel 2022 non sia stata effettivamente scelta Rigoberta Bandini, mentre nel 2023 Blanca Paloma doveva vincere in un plebiscito da fin dopo le prime prove generali e così è stato. Quest’anno la situazione è un po’ diversa, nel senso che tante canzoni hanno diversi sostenitori ma al momento nessuna sembra convincere una fetta importante di pubblico: la maggioranza dei consensi va per ora a Sofia Coll, Almácor e st. Pedro, ciascuno incanalato in una “corsia” specifica e in grado di presentarsi a Benidorm con diverse credenziali (Sofia è la scelta safe; Almácor rappresenta un genere che spopola nel mondo e che rappresenta appieno il mercato musicale spagnolo; st. Pedro porta una “canzone di qualità” che rispetta i criteri di #unicità e #originalità tanto cari al fandom).
A mio avviso Sofia è la scelta più intelligente in chiave Malmö (se il gioco rimane quello dell’anno scorso, ovvero del dover presentare un brano in grado di mettere d’accordo il più possibile pubblico e giurati). Dietro ci piazzo Noan, sicuramente per gusto personale, ma anche perché mi sembra possa mettere in campo un genere familiare a tutti gli ascoltatori ma presentato in modo originale da una nazione come la Spagna. In terza posizione Dellacruz, che rischia di fare da secondo violino ad Almácor ma a mio avviso ha maggiore potenziale a livello di brano e messa in scena. Da valutare anche Miss Caffeina e Angy Fernández, le cui fortune saranno legate soprattutto a come saranno in grado di rendere dal vivo dei brani che magari hanno colpito meno ma possono esplodere sul palco di Benidorm.