ESC 2025 – Seconda semifinale, i pronostici

Dopo le sorprese della prima semifinale – che sulla carta doveva essere la più “easy” delle due a livello di pronostici – la seconda semifinale dell’Eurovision Song Contest 2025 sta mettendo a durissima prova la capacità di previsione dei giornalisti, gli addetti ai lavori e i semplici fan che hanno seguito ieri le prove generali.

Ovviamente una visione più completa si potrà dare a bocce ferme, ma continuo ad avere l’impressione che il pubblico votante dell’ESC si stia spostando principalmente su due binari: quello della MusicaVera™ (definizione che trovo ridicola perché nessuno dovrebbe arrogarsi il diritto di dire quale sia la musica vera e la qualità nella musica, specialmente in un contesto che dà spazio a tutti i generi, le sonorità e le inclinazioni esistenti) e quello “it’s crazy it’s party” per dirla con Käärijä, il trash cazzone, la caciara che può esistere solo all’Eurovision e conquista principalmente il pubblico occasionale e che magari guarda l’ESC con intento ironico (o derisorio).

Sembra invece pagare dazio – come abbiamo visto con Belgio e Cipro – uno dei motivi trainanti dell’Eurovision degli anni ’10 e cioè l’ESC “prodotto in serie” e le performance estremamente curate e coreografate con prop e taglio nordico. Due canzoni che rientrano in questo filone (Tattoo e The Code) hanno conquistato le ultime due edizioni e sembra che quest’anno la bolla che setta i trend voglia passare oltre e premiare qualcosa di diverso. Spiegherei così lo scetticismo che in queste ore sembra coinvolgere la partecipazione della Svezia, che pure facendo un 180° rispetto alle annate precedenti non è riuscita o non sta riuscendo a scrollarsi di dosso questo bias.

Errori ne faremo TUTTI, ma proviamo a rimettere in ordine il campo e segnare le dieci qualificate più probabili di questa semifinale della morte:

1. Austria (100%)

Ammetto che ero arrivato a Basilea pensando di demolire JJ su tutti i fronti, ma la performance mi ha veramente emozionato sia in arena che su schermo, la trovo meno divisiva e inaccessibile di quanto la si vuole far passare e trovo che a conti fatti avrà molto più appeal sul pubblico del disastro che tanti hanno paventato (idea supportata dall’Audience Poll di ieri sera dove ha in sostanza pareggiato al primo posto). La mia principale perplessità resta legata ai tanti parallelismi fra il percorso di JJ e quello di Nemo, sul racconto che se ne sta facendo – e le parole “esercizio di stile” sprecate un po’ troppo liberamente parlando di Wasted Love – e l’apparente impossibilità di premiare nuovamente un brano con spunti operatici così presto dopo The Code, per quanto il team creativo dell’Austria abbia provato a differenziarcisi.

2. Israele (100%)

Yuval è un’artista dalla vocalità eccezionale, ma l’impatto con l’arena ieri sera non è stato dei migliori e la sua performance nel “jury show” ha avuto delle imperfezioni che non potrà ripetere venerdì o sabato sera. Ciononostante, Israele ha messo in scena una performance che vuole parlare a un pubblico esterno all’ESC e cercare di mobilitarlo al voto al di là di quanto succeda nella manifestazione, per quanto l’EBU stia prendendo tutte le contromisure possibili per evitare un Hurricane 2.0 (e il pubblico in arena sia stato insolitamente intelligente nell’evitare la forte contestazione che si beccò Eden). La campagna promozionale di KAN sta avendo grande riscontro e credo porterà New Day Will Rise a un grande risultato al televoto, anche se Israele non sta (per ora e per fortuna) monopolizzando la narrazione come l’anno passato.

3. Finlandia (100%)

Continuo a pensare che Erika stia subendo un po’ il trattamento-fanwank e che in finale non verrà così apprezzata dal televoto generalista (e tantomeno dalle giurie) ma non ho dubbi che riesca a superare lo scoglio di questa semifinale. L’esibizione è molto simile a quella dell’UMK ma funziona e probabilmente è il miglior staging proposto in questa edizione da Sergio Jaén, creative director che sembrava voler provare a rivoluzionare l’ESC a livello visivo ma ha già pagato dazio con Cipro nella prima semifinale. Paradossalmente viene aiutata molto dagli eccessi di Malta (ci arriveremo) che stemperano i suoi e la rendono più “digeribile” e più votabile nel confronto diretto tra le due.

4. Australia (90%)

Non amo la canzone, ma vedendo chi è entrato nella prima semifinale credo che l’Australia abbia trovato la ricetta giusta per il passaggio del turno ponendosi un po’ a metà fra i KAJ e Tommy Cash nella cifra stilistica di questa performance. É un bel numero di trasformismo con i due cambi d’abito (più quello della “vecchietta” che viene yassificata dall’intervento del Milkshake Man) e credo che sia una proposta che pesca sì dal pubblico LGBT ma in modo abbastanza tongue-in-cheek da non allarmare i benpensanti.

5. Lettonia (85%)

A mio avviso la vera sorpresa di questa semifinale, con il sestetto lettone che vedo pienamente lanciato verso la qualificazione dopo le prove di ieri e soprattutto sull’onda dei risultati di martedì (dove elementi etnici e lingua nazionale hanno pagato). Hanno saputo rendere al meglio il mood onirico ed etereo di un brano che non gradisco – come un po’ tutta la world music – e si distinguono portando delle visual diverse dagli altri brani in gara e molto memorabili, con dei rimandi al mondo di Avatar e un ultimo minuto in crescendo che mi ha ricordato quello di Shum (Ucraina 2021) e ancora di più Tii (Estonia 2004) rifatta con un budget e un’idea degna.

6. Serbia (70%)

Princ è stato fin da inizio stagione inviso al fandom e per questo costantemente sottovalutato, ma più vedo ciò che ha messo in scena RTS e più non capisco perché non dovrebbe passare. Dalla sua ha running order favorevole, una delle migliori vocalità di questa semifinale, canta in serbo, ha i 12 punti sicuri del Montenegro e soprattutto si inserisce a pieno titolo nel revival anni ’00 che martedì ha premiato la Polonia. Unico mio scetticismo è sulla messa in scena, con questo ammiccamento al pubblico gay (due coppie di ballerini di same sex dancing che poi si “uniscono”) che onestamente ha poco senso nel contesto della canzone e non era necessario vista la bella performance con cui aveva sfondato al Pesma za Evroviziju.

7. Lituania (65%)

Il brano lituano è molto “impegnativo” per l’ascoltatore medio, però all’Eurovision svariate proposte analoghe hanno superato questo stigma e credo che i lituani possano superare l’asticella sfruttando l’attrattiva che il brano avvrà su un certo tipo di pubblico. La performance è costruita su colori particolari (grigio e azzurro polvere) e il gruppo mette in scena una dinamica un po’ Måneskiniana senza il lato glam, con un cantante IMHO espressivo e carismatico e un feeling “autentico” di garage band che a mio avviso verrà premiato abbastanza da passare il turno.

8. Armenia (65%)

Solitamente non sono un fan del torso nudo gratuito – perlomeno in questo contesto – ma apprezzo quello che hanno costruito Parg e ARMTV perché hanno capito il modo giusto in cui “vestire” una proposta che ha una sua cifra (quella di playlist dei ragazzi palestrati che si pompano prima di una sessione di pesi in palestra) e che deve essere quello e nient’altro. Lui è migliorato davvero tanto sia a livello di canto che di pronuncia dell’inglese, lo trovo molto convincente nella sua aggressività e convinzione senza sfociare nel ridicolo. L’Armenia ha davvero tutti gli amici possibili dalla sua in questa semi, porta un artista famoso in patria e nella diaspora, per cui why not?

9. Lussemburgo (60%)

La “poupée” moderna del Lussemburgo ha fatto un grandissimo lavoro in questi mesi e dovrebbe riuscire a portare il Granducato in finale per la seconda volta consecutiva, anche per il rotto della cuffia. Molto interessante l’effetto visivo iniziale, con Laura che si muove in una casa di bambola che si rivela essere proiettata sul pavimento LED. La performance è un po’ la stessa del LSC con due ballerini in più e una coreografia leggermente più complessa, si divide la “corsia” con l’Irlanda nel campo delle performance più infantili/innocenti/bambinesche (in senso buono) e i riscontri di queste ore sembrano incoraggianti.

10. Malta (55%)

Sappiamo tutti della controversia legata all’utilizzo dell’espressione “serving Kant” e di come l’EBU, impedendo a Miriana di usarla, abbia un po’ inibito quello che era il punto focale della performance e il meme che TVM avrebbe voluto portare sul palco di Basilea. Non mi immaginavo però che la resa finale di questa esibizione, che i maltesi hanno voluto riempire di elementi trash e kitsch per compensare il più possibile, venisse così emasculata e banalizzata in una performance che punta tutto sullo shock value (senza l’autoironia e il camp “intelligente” che me l’aveva fatta rivalutare col video ufficiale). Se passa, e lo farà sul filo, sarà solo grazie al supporto degli eurofan che hanno adottato questa canzone dal primo minuto. Una grande occasione sprecata.

***

11. Grecia (50%)

Iniziano da qui le varie pretendenti che puntano a scalzare una qualsiasi delle ultime cinque che ho dato dentro. La Grecia non ha nulla di sbagliato in sè, ma ieri sera a schermo l’ho trovata un po’ noiosa e difficile da seguire e continuo ad avere l’impressione che il modern laiko portato in questa veste rischi di non colpire il pubblico dell’Europa occidentale (come già accadde con Yianna Terzi nel 2018, che portava una canzone analoga e presentata in modo molto simile).

12. Cechia (50%)

Guardando solo alle prospettive della vigilia, l’eliminazione della Cechia sarebbe un fulmine a ciel sereno – ma ciò che ADONXS ha messo in scena qui a Basilea non sembra emergere quanto meriterebbe probabilmente il brano, tanto più visto il modo in cui il pop maschile è stato recepito nella prima semifinale. Vero è che Kiss Kiss Goodbye come brano è più forte di Shh, ma trovo che l’impressione che mi lascia sia molto simile e cioè di una proposta “bella senz’anima” trainata da un artista “bravo ma freddo” (cit.), sicuramente dignitosa e competente ma difficilmente in grado di imporsi come la preferita di tanti. La Cechia ha pochissimi amici, il passaggio del turno si regge tutto sulla forza del brano.

13. Danimarca (45%)

Partivo con tanta aspettativa sulla Danimarca – la mia canzone preferita di quest’anno – ma temo che DR debba rassegnarsi alla quinta non qualificazione consecutiva e che possano prendersela essenzialmente con loro stessi. La trasposizione della performance del DMGP, alla luce dei ponti d’oro che erano stati promessi, non ha rispettato almeno le mie aspettative e sembra un tentativo mal riuscito di copiare ciò che la Svezia faceva (bene) dieci anni fa o più. La bella voce di Sissal è sicuramente il valore aggiunto, vedremo stasera se esistono abbastanza vedove lacrimevoli di Euphoria in grado di garantire ai danesi una finale che a questo punto sarebbe storica.

14. Irlanda (40%)

Canzone e performance che inevitabilmente divideranno: per alcuni sarà estremamente cringe, per altri un bel momento di escapismo imperniato su un concept stravagante quanto originale. Emmy continua ad avere difficoltà a livello vocale e l’esibizione risulta molto flat e statica, senza la carica di cui avrebbe bisogno per risultare realmente efficace. Detto questo la canzone mi piace e trovo che comunque abbia un focus in grado di emergere a livello televisivo, un po’ come l’Islanda martedì, su un pubblico sia di giovanissimi che di nostalgici dell’Eurodance (e della cagnetta Laika). I vari poll la danno ancora in corsa e chissà che non possa infilarsi dalla porta di servizio e fare uno scherzetto al Lussemburgo suo diretto competitor.

15. Montenegro (15%)

Ballata balcanica ben cantata e ben eseguita, ma con la sfortuna di giocare nella stessa semifinale di una proposta che ne condivide il genere ma è più forte ed impattante (la Serbia). Parte appunto con i 12 punti di Belgrado e poco altro. RTCG ha fatto il possibile ma la strada era stata in salita dal primo giorno e non si sono mai create le condizioni per un passaggio del turno a sorpresa.

16. Georgia (10%)

Come sopra, ma ancora più hopeless la partecipazione georgiana e di Mariam Shengelia. Performance divisa in due tronconi – uno costruito sui toni del bianco con la cantante su una piattaforma trapezoidale e quattro ballerini che agitano bandiere, uno sul rosso dove Mariam si spoglia dell’abito lungo e rimane in bodysuit “circense” a righe, mentre dietro di lei si improvvisa una coreografia di danza tradizionale georgiana. É una proposta che non è arrivata con l’obiettivo di fare bene o ottenere un risultato, non ha davvero un pubblico di riferimento e già stasera lascerà l’ESC 2025 senza troppi patemi.


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