La 21° edizione del Junior Eurovision Song Contest si è tenuta domenica scorsa presso il Palais Nikaïa di Nizza ed è stata vinta nuovamente dalla Francia, che con la tredicenne Zoé Clauzure e il brano Cœur (Cuore) ha portato a casa il terzo microfonino di cristallo in quattro edizioni. Sulle piazze d’onore si sono accomodate Spagna ed Armenia, mentre l’Italia ha bissato l’undicesimo posto già raccolto nel 2022.
Sembra non conoscere davvero limiti lo strapotere della Francia al JESC, con i transalpini che nel giro di poche edizioni (tornati in grande stile cinque anni fa, dopo la partecipazione estemporanea di Thomas Pontier con Si on voulait bien (Se volessimo) nel 2004) hanno del tutto soppiantato la Polonia come nazione trainante del “fratellino” del contest musicale europeo.
Se a TVP era riuscito il back-to-back fra 2018 e 2019 (impreziosito dal secondo posto del 2021), France Télévisions va addirittura oltre e porta il proprio record a tre vittorie e cinque podi in sei anni: primi nel 2020 (Valentina Tronel, J’imagine (Io immagino), 2022 (Lissandro Formica, Oh maman! (Oh, mamma)) e appunto 2023, secondi nel 2018 (Angélina Nava, Jamais sans toi (Mai senza di te)) e terzi nel 2021 (Enzo Hilaire, Tic Tac). L’unica “battuta a vuoto”, per così dire, è arrivata nel 2019 ed è stata peraltro compensata dal successo ottenuto su TikTok – anche in Italia – da Bim bam toi di Carla Lazzari, che in questo momento vanta 37 milioni di streaming su Spotify e 114 milioni di visualizzazioni al video ufficiale su YouTube: malgrado il quinto posto ottenuto a Gliwice 2019, può essere considerata a pieno titolo la principale hit lanciata nella storia ultraventennale dello Junior Eurovision.
Chiunque abbia seguito da vicino le ultime edizioni del JESC si è in qualche modo accorto di come le nazioni ai piani alti della classifica siano quasi sempre le stesse, al di là di qualche sporadico e fisiologico inserimento. Francia, Polonia e Armenia si sono palleggiate la vittoria nelle ultime sei edizioni, piazzandosi a turno nelle posizioni di rincalzo anche negli “anni no”: l’ultima vincitrice fuori da queste tre nazioni fu addirittura la Russia a Tbilisi 2017, peraltro la prima edizione in cui EBU decise di implementare una piattaforma di voto online come unico metodo dato al pubblico per esprimere la propria preferenza. Rendere possibile il votare la propria nazione di appartenenza (in contrapposizione al principio base dell’Eurovision “adulto”) ha inevitabilmente spostato il baricentro del JESC verso i paesi in grado di mobilitare la fetta di pubblico più ampia possibile.
Il divario fra nazioni come quelle già menzionate, in cui il JESC è ragionevolmente popolare e seguito abbastanza da giustificare l’organizzarlo in casa (ci possiamo anche aggiungere i Paesi Bassi, che non hanno saltato un’edizione dal 2003 e selezionano artista e brano tramite una selezione nazionale apposita e molto apprezzata quale è il Junior Songfestival), e altre dove invece il contest va in onda su canali minori o addirittura tematici con ascolti ridotti al minimo, rende da anni il livello della competizione costantemente sbilanciato in favore delle prime. EBU ha tutto l’interesse a mantenere l’orbita del JESC all’interno di nazioni che siano disposte a spendersi per tenerlo in vita, dopo che per anni è stato a rischio cancellazione (come successo alle manifestazioni parallele a marchio Eurovision legate al ballo da sala e ai cori) e solo in queste ultime edizioni si è riusciti a stabilizzare il numero di concorrenti a un livello quantomeno accettabile.
È forse un po’ il proverbiale cane che si morde la coda, ma anche una naturale conseguenza delle cose: chi si impegna maggiormente, migliori risultati ottiene sul lungo periodo. Dopo una serie di fallimenti, la Polonia ha legato la propria selezione alla versione per bambini di quello che è uno dei più antichi talent show musicali della storia della TV (Szansa na sukces (Una chance per il successo), in onda ininterrottamente dal 1993) e ha subito raccolto due vittorie, affidandosi spesso e volentieri alla stessa squadra di autori formata da Patryk Kumór e Dominic Buczkowski-Wojtaszek. Francia e Armenia si sono invece votate alla selezione interna dei piccoli interpreti, e anche qui alla collaborazione con musicisti affermati per la stesura dei pezzi: è stato il Junior Eurovision a lanciare la stella di Barbara Pravi, seconda all’Eurovision 2021 dopo aver contribuito l’anno precedente al primo trionfo francese al JESC firmando testo e musica di J’imagine.
Il predominio francese, per quanto frutto di un merito oggettivo, ha fatto alzare più di un sopracciglio tanto da portare il direttore dell’intrattenimento Stéphane Sitbon-Gomez a non dichiarare subito la volontà di organizzarne un’ulteriore edizione (perlopiù visto il grande sforzo che li attende in estate, con le imminenti Olimpiadi parigine). La principale candidata a raccogliere il testimone sembra essere la Spagna, che ha raccolto un ottimo secondo posto con Sandra Valero e sembra quantomai desiderosa di regalare una gioia alla propria dedicatissima comunità di fan. Anche il Regno Unito è tornato in gara nel 2022 con proposte moderne e competitive – per quanto STAND UNIQU3, la girlband che li ha rappresentati a Nizza, abbia ottenuto un risultato un pelo inferiore alle attese – e sappiamo tutti come EBU sia disposta a fare carte false per tornare nel Regno Unito dopo il successo mediatico di Liverpool 2023.
Le altre nazioni che si sono inserite nella top5 del voto online sono state l’Ucraina e la Germania, per cui valgono due discorsi distinti. Oltre ad essere una storica colonna del JESC (in particolare durante la sua età più buia, a inizio anni Dieci), l’Ucraina vanta chiaramente ancora una fetta importante di quella good will che ha contribuito al trionfo dei Kalush Orchestra nell’Eurovision torinese tre mesi dopo l’invasione del proprio territorio da parte dell’esercito russo, e questo fattore (oltre ad essere potenzialmente ancora determinante nel contest “dei grandi”) ha spinto a un ottimo quinto posto finale la brava Anastasia Dymyd.
Per i tedeschi, che storicamente mandano in onda il contest sul canale per bambini KiKa, il nono posto finale di Fia Lin e della sua Ohne Worte (Senza parole) rappresenta invece il miglior risultato ottenuto in tre partecipazioni – tanto più se corroborato da una quarta posizione raccolta con il voto online. È però oggettivo che la canzone di Fia, con il suo messaggio in lingua dei segni dedicato alla sorella non udente, avrebbe probabilmente trovato maggior fortuna se presentata da un’altra nazione: come già accaduto all’Irlanda dodici mesi fa, un piazzamento di questo tipo è il massimo a cui può ambire una nazione non ammessa al ristretto gruppo delle alte sfere del JESC, anche portando una canzone e/o un gimmick altamente competitivo.
Infine, una riflessione sull’undicesimo posto di Melissa Agliottone e Ranya Moufidi – giovani interpreti lanciate dalla prima edizione di The Voice Kids a cui è stato affidato il brano Un mondo giusto. A mio avviso, RAI ha gestito e promosso mediaticamente la partecipazione a Nizza nel modo migliore possibile allo stato attuale: numerose sono state le ospitate televisive delle due protagoniste (La volta buona, Radio2 Social Club e ovviamente la premiere di The Voice Kids 2, andata in onda il venerdì della settimana del JESC), parecchi gli appelli al voto che hanno coinvolto anche alcuni protagonisti dell’ultima edizione de Il collegio. La messa in onda, spostata all’ultimo momento su Rai 1 in coincidenza con la finale di Coppa Davis poi vinta dall’Italia, sulla carta consentiva la mobilitazione di un bacino di utenti in grado di rivaleggiare con le nazioni solitamente al vertice della classifica.
Non è stato così: Melissa e Ranya hanno raccolto solo 44 punti, piazzandosi al dodicesimo posto della classifica del voto online. Il brano, scritto e prodotto in casa Antoniano come consuetudine dal 2016, ha convinto poco sia il pubblico che le giurie – tutto sommato al pari degli ultimi presentati, visto che l’Italia non è mai stata in grado di piazzarsi tra i cinque brani più votati da quando è stato adottato il format attuale (e i primi anni il JESC andava in onda su Rai Gulp, con un’audience di poche decine di migliaia (!) di spettatori).
È chiaro che RAI non sia particolarmente interessata a portare il JESC sul suolo italiano, come del resto non lo era quando nel 2014 rifiutò l’organizzazione dopo la vittoria di Vincenzo Cantiello e la lasciò alla Bulgaria seconda classificata. In queste condizioni, la metà sinistra della classifica è il massimo risultato a cui si può ambire, soprattutto se si continua a privilegiare brani con poco appeal presso il vero target del contest (i ragazzini in età preadolescente) cercando piuttosto di colpire l’immaginazione dei loro nonni. Resta da vedere se la potenza di fuoco di un programma come The Voice Kids – e il possibile successo virale di un giovane artista lanciato da Antonella Clerici, come fu per Il Volo ai tempi del primo Ti lascio una canzone – può portare, nelle giuste condizioni, a riunire il pubblico italiano e quello europeo nel sostegno di una proposta che possa riportare il tricolore sul podio del Junior Eurovision.