I PREASCOLTI ONESTI – LUXEMBOURG SONG CONTEST 2024 🇱🇺

L’annuncio del ritorno in gara del Lussemburgo dopo ben 30 anni di assenza è arrivato come un fulmine a ciel sereno durante la settimana eurovisiva di Liverpool, con proclami incendiari che hanno subito stimolato la fantasia degli eurofan nel riavere in gara una delle nazioni più di successo della storia del contest. Ovviamente i tempi sono cambiati rispetto agli anni in cui i lussemburghesi si ponevano come una sorta di “Francia B”, portando in gara artisti conosciutissimi all’interno del panorama musicale transalpino e ottenendo ben cinque vittorie (di cui due consecutive) tra il 1961 e il 1983 – all’epoca primato assoluto assieme proprio alla Francia, e superato solo dall’avvento dell’Irlanda nei primi anni ’90 e ovviamente della Svezia nei ’10 e ’20: allo stesso tempo, da subito è sembrato evidente che la partecipazione del Granducato sia un progetto a lungo termine e con delle basi perlomeno solide, con un investimento importante per una nazione tutto sommato piccola e l’impegno di RTL a organizzare subito una selezione nazionale (Luxembourg Song Contest) con un processo di selezione che è durato da luglio a novembre.

Il primo giro di audizioni ha qualificato 50 cantanti e una settantina di canzoni, selezionate da un panel di esperti locali capitanato dal nuovo capodelegazione Eric Lehmann. Gli artisti sono poi stati abbinati ai pezzi (con tanto di polemiche postume di chi si è visto “sfilare” la canzone con cui si era presentato ai provini, per poi venire costretto a gareggiare con un altro brano scritto da terzi) e ridotti a otto da una giuria di eccellenze eurovisive: Alex Panayi (rappresentante di Cipro nel 1995 e nel 2000), César Sampson (3° per l’Austria all’Eurovision 2018), Jan Bors (ex capodelegazione della Repubblica Ceca), Tali Eshkoli (attuale capodelegazione di Israele) e l’onnipresente Christer Björkman (produttore esecutivo del Melodifestivalen dal 2002 al 2021 e vero e proprio deus ex machina del successo della Svezia all’Eurovision).

La finale si terrà questa sera nella sala da concerti Rockhal di Esch-sur-Alzette e sarà condotta da Desirée Nosbuch (già presentatrice dell’Eurovision 1984, ultima edizione svoltasi in Lussemburgo) assieme a Melody Funck, Raoul Roos e Loïc Juchem. La serata andrà in onda su RTL Télé Lëtzebuerg e sarà disponibile anche un commento in lingua inglese sul player online RTL Play, con il commento di Melissa Dalton e Sarah Tapp. Le otto canzoni saranno scremate da un primo round di voto che condurrà a una superfinale nella quale si affronteranno le tre più votate: il vincitore sarà deciso al 50% dal televoto del pubblico internazionale e al 50% da una giuria internazionale composta da 40 membri (cinque per ognuna delle otto nazioni rappresentate).

🇱🇺 Angy & Rafa Ela, Drop

Scritta da Martin Kleveland, già autore dell’indimenticata Best Friend’s Boyfriend di Hilda & Thea Leora (eliminata in semifinale al Melodi Grand Prix 2014). Comincia come una classica ballad a due voci, poi esplode sul ritornello con un drop potente e aggressivo che mette in evidenza il connubio tra le voci delle due interpreti. Sicuramente scritta con in mente le giurie, da una parte ragionamento giusto perché il Lussemburgo non vanta tante nazioni amiche in grado di sostenerlo al televoto (anche se questa cosa andrà provata alla luce dei fatti), dall’altra comunque un problema perché per arrivare in finale dovrà comunque entrare nei primi 10 di una semifinale decisa interamente dal pubblico.

🇱🇺 CHAiLD, Hold On

Scritta da Jimmy Jansson, Peter Boström e Thomas G:son, autori di decine e decine di brani in Svezia ma soprattutto dell’ultima vincitrice dell’Eurovision (Tattoo di Loreen). Hold On non è decisamente il loro pezzo più ispirato, ed è stato al centro di una polemica sollevata dall’autore del brano con cui CHAiLD aveva affrontato il primo provino di selezione e se l’è visto poi sostituito arbitrariamente da RTL (con l’idea di fondo che i talenti lussemburghesi venissero penalizzati per promuovere brani scritti interamente all’estero). Si tratta di un pezzo pop piacevole ma senza picchi, con arrangiamento un po’ pedestre e poco fantasioso: dubito che riuscirà ad emergere anche in una selezione di questo tipo, anche se CHAiLD ha un solido background artistico e potrebbe sorprendere con l’esibizione dal vivo.

🇱🇺 EDSUN, Finally Alive

EDSUN (Edson Pires Domingos) è un cantante e ballerino lussemburghese di origini angolane, che si presenta con un brano disco ispirato alle hit danzerecce di Bruno Mars e appositamente scritto per mettere in luce le sue velleità di interprete e performer. Proposte del genere possono funzionare all’Eurovision (solo quest’anno abbiamo assistito all’insperato 7° posto del Belgio con Because Of You di Gustaph) ma vanno necessariamente abbinate a una messa in scena incisiva e memorabile, che non trasudi cringe ma faccia ballare tutto lo studio e il pubblico a casa.

🇱🇺 Joel Marques Cunha, Believer

Ballata blues/pop nello stile di Hozier e Rag’n’Bone Man, ispirazioni forse un po’ datate nel mondo reale ma mai davvero sfruttate all’interno della bolla eurovisiva. Anche qui farà la differenza il potenziale live di Joel (già semifinalista nell’ultima edizione di The Voice of Germany) e l’interazione con i coristi che immancabilmente lo accompagneranno e aggiungeranno profondità alla sua voce già molto distinguibile e peculiare. Proposta nel complesso molto solida e che potrebbe convincere le giurie senza alienare troppo il televoto, offrendosi come potenziale vincitrice di compromesso.

🇱🇺 Krick, Drowning In The Rain

Scritta da Elsie Bay (finalista nelle selezioni norvegesi 2022 e 2023), Andreas Stone Johansson (autore per il Melodifestivalen, vinto nel 2019 con Too Late For Love di John Lundvik, e per un’altra mezza dozzina di selezioni un po’ in tutta Europa) e Tom Oehler (autore di Sister (Germania 2019), Bye Bye Baby di Jamie Talbot (NF Danimarca 2020) e Running Out Of F***in Time di Annabelle (NF Repubblica Ceca 2022). La canzone è in pieno stile Elsie Bay, anzi verrebbe quasi da chiedersi perché non se l’è tenuta per presentarla lei stessa al Melodi Grand Prix  – magari già l’anno scorso, con Love You In A Dream che era un po’ la versione beta di questa ballata epica e ne condivide in un certo senso arrangiamento e progressione. Al momento sembra la favorita per aggiudicarsi la vittoria, e sarebbe un modo alternativo per portare il repertorio della cantante norvegese (super amata dagli eurofan) all’Eurovision facendo un giro più largo.

🇱🇺 Naomi Ayé, Paumée sur terre (Persa sulla Terra)

Scritta da Silvio Lisbonne e Manon Romiti (già autori di Miss You di Jérémie Makiese (Belgio 2022) nonché della fan favorite In The Shadow di Florina Perez (NF Francia 2019)). Unica canzone interamente in francese nell’intera selezione, Paumée sur terre gioca da sola in una corsia che inevitabilmente conta un bel numero di sostenitori: coloro i quali vorrebbero il Lussemburgo rappresentato da un brano in una delle sue tre lingue ufficiali. Il brano in sè però non ha grandi spunti e non è così memorabile, rischio che si aggiunge alla giovanissima età dell’interprete (15enne già terza classificata nell’edizione 2020 di The Voice Kids France). Considerato che il Lussemburgo sembra qui per restare e in qualche modo dovrà riproporre degli artisti, questa partecipazione potrebbe essere un bel trampolino di lancio per un ritorno futuro in gara di Naomi con una proposta più forte e strutturata.

🇱🇺 One Last Time, Devil In The Detail

Scritta da Albin Fredy (finalista al Dansk Melodi Grand Prix nel 2013 e 2018) assieme a Jonas Holteberg Jensen, fondatore del songwriting camp norvegese “The Woods” e autore di cinque pezzi per il Melodi Grand Prix (in particolare Death Of Us di Elsie Bay, che torna per la seconda volta in questo articolo, e l’iconica Bli med meg på gar’n (Vieni con me alla fattoria) dei TuVeia). One Last Time è il nome di una band emergente di cinque membri tutti di lontane origini italiane, che si presentano con un brano pop/rock nello stile di Zayde Wolf o Sam Tinnesz (quello che mi piace chiamare Alpha pop, cioè un genere a metà tra il pop e il rock alternativo con testi motivazionali e “aggressivi” in senso buono). Per i fan del rock si tratta inevitabilmente di una proposta un po’ troppo soft e in qualche modo annacquata, anche se il ritornello è molto orecchiabile e in un setting dal vivo può avere facile presa sul pubblico. In ogni caso, da tenere d’occhio.

🇱🇺 Tali Golergant, Fighter

Si ripropongono Romiti e Lisbonne assieme a Dardust, produttore italiano sulla cresta dell’onda ormai da una decade e probabilmente avvicinato all’Eurovision dal sodalizio artistico con l’altra autrice Ana Zimmer. Tali Golergant ha origini israeliane ed è un’artista indipendente con buon background di esibizioni dal vivo: presenta un pezzo pop in inglese e francese con ritornello martellante, che ricorda tante sfaccettature già viste e apprezzate del pop eurovisivo (Requiem di Alma, Loin d’ici di Zoë Straub, ecc.) e sembra offrire grandi potenzialità per una messa in scena di forte impatto. Rischia di pagare la campagna negativa montata da un lato consistente del fandom contro il coinvolgimento di qualsiasi persona che abbia anche lontanamente a che fare con Israele – IMHO posizione ridicola e insostenibile, ma questi sono i tempi che corrono – e avrà bisogno in ogni caso di una performance vocale convincente.

 

In conclusione:

1. 🇱🇺 Krick
2. 🇱🇺 Tali Golergant
3. 🇱🇺 One Last Time
4. 🇱🇺 Joel Marques Cunha
5. 🇱🇺 Angy & Rafa Ela
6. 🇱🇺 Naomi Ayé
7. 🇱🇺 CHAiLD
8. 🇱🇺 EDSUN

Mi pare evidente agli occhi di tutti che tanti dei brani in gara siano stati precedentemente scartati da altre selezioni più competitive (Melodifestivalen, Melodi Grand Prix ecc.), perlomeno stando ai nomi degli autori e alla presenza di tante personalità già note nella bolla eurovisiva. Questo non è necessariamente un male, perché una canzone che non funziona in un contesto può essere benissimo rivalutata da un altro interprete (come già abbiamo visto in passato) o semplicemente ricoprire un ruolo più consono all’interno di un cast diverso, come può essere quello di questa prima finale nazionale del Lussemburgo. E mi viene da dire che se RTL ha pescato al di fuori dei confini nazionali, in ogni caso lo ha fatto bene e mettendo assieme un gruppo di otto brani che non sfigurerebbero per nulla in tante altre selezioni di paesi con dimensioni e risorse analoghe.

Vero è che in quest’epoca dove l’originalità e l’autenticità fini a sé stesse sono elevate a valore fondante dell’Eurovision da buona parte del fandom, il coinvolgimento di figure come G:son e Jimmy Jansson non può essere visto di buon occhio da tanti commentatori di primo pelo (in particolare quelli che si erano convinti che il Lussemburgo stesse tornando per vincere il sesto microfono di cristallo al primo tentativo). In ogni caso credo che la spunterà Krick, super apprezzata nei vari sondaggi ed espressione di un team non così inflazionato e che ha visto solo di sfuggita il palco dell’Eurovision.

Tali Golergant canterà per ultima e si configurerà certamente come prima alternativa: da una parte averla in gara a Malmö non farà che spingere l’intera narrazione della stagione sempre di più verso il tema del conflitto israelo-palestinese, dall’altra sarebbe interessante vedere se Dardust sia disposto a scendere in campo in prima linea a fianco del Lussemburgo e dell’artista per cui ha scritto. Joel Marques Cunha potrebbe essere il terzo superfinalista grazie alle giurie, ma non escludo un exploit di Naomi Ayé che porta la proposta più “stereotipicamente” lussemburghese (ovvero francese) per come è conosciuto il Granducato da chi è anziano abbastanza per averlo seguito all’ESC.

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